Vivere in carcere: Come mantenere relazioni significative in stato detentivo (en Italiano)
Reseña del libro "Vivere in carcere: Come mantenere relazioni significative in stato detentivo (en Italiano)"
Queste riflessioni nascono da un'esperienza che ho vissuto, prestando servizio come assistente volontario nella casa circondariale della mia città. Da questo lavoro è nato il Progetto Socrate, pensato e animato, da uno spirito prosociale pedagogico, rieducativo e risocializzante, voluto dalla direzione dell'istituto penitenziario per accogliere i familiari, in particolare la prole, favorendo la relazione padri e figli durante lo svolgimento dei colloqui con le famiglie. Mentre scrivevo nella mente sono affiorati ricordi lontani, voci che credevo dimenticate, parole che spezzono i discorsi, trascendendo la quotidianità della vita in carcere, parole di vita e di speranza verso il futuro, lo stesso futuro che appartiene a tutti noi. Nella mente le voci si rincorrono: "Con la testa tra le mani non mi sono mai sentito così solo, perso, stanco, così stanco che dubito verrà il giorno in cui mi riprenderò"..."Ho paura, ho paura che tutto cambierà per sempre che nulla tornerà più come prima"..."I ritmi qui dentro si perdono, disperdono, coperti dal rumore delle chiavi, dai cancelli che si chiudono dietro le tue spalle ... ma il sole non lo fermi, i suoi raggi caldi si riflettono sui pavimenti dei corridoi e li illuminano ... Mi manca tutto"... "Mi annoio, il tempo qui dentro non passa mai!". Rieducare, risocializzare, sono parole vuote se non diventano progetti, azioni. "Si può sempre cadere più in basso" ... allora ti tenderò la mano solo così potrai rialzarti e tornare a respirare libero. Se il carcere non assolve il suo ruolo rieducativo e risocializzante perde di significato e senso, disumanizzando il detenuto che, inevitabilmente, scontata la pena ritornerà a delinquere. Il male nutre se stesso.